Immagini di Franco Moret
Tante parole sono state già dette e scritte intorno alla figura del chitarrista gitano Django Reinhardt, tanto che egli appare nell’immaginario dei più quasi come una leggenda, più che come una realtà musicale. L’intera stirpe zingara dalla quale proveniva, detta Manouche, lo adora come un eroe, e si raccontano di lui gli aneddoti più curiosi. Quello che ci rimane di tangibile di questo stupendo protagonista della musica del ‘900 è innanzitutto un’eredità profonda, riscontrabile in innumerabili musicisti, chitarristi ma non solo, da Django influenzati. Queste influenze non sono ancora state riconosciute in pieno dalla storiografia musicale.
E poi rimangono le incisioni originali, un bel numero di composizioni e interpretazioni che ci rapiscono e ci emozionano, e ci raccontano la profondità di questo grande artista.
Questa, al di là delle leggende, è la verità su Django, lui stesso ce la rivelava ogni volta che aveva fra le braccia la sua chitarra.
Nel 2003, a 50 esatti dalla scomparsa di Django Reinhardt nasce a Cremona trio “Django’s Clan”, da un’idea di Carmelo Tartamella, già rinomato chitarrista jazz sul piano internazionale. Carmelo riscopre così un percorso musicale già maturato nell’infanzia, e poi interrotto fra le vicissitudini della sua carriera. Ad oggi gli si affiancano Hillary Katch o Dietro Beschi e il contrabbassista Enzo Frassi, uno degli esponenti del contrabbasso jazz più in vista nel panorama musicale italiano.
Il trio impiega anni immerso nello studio e nella ricerca, anche attraverso soggiorni all’estero, contatti con complessi locali di musica Manouche, e sperimentazione di strumenti e repertori sempre diversi, per avvicinarsi il più possibile al manierismo gitano.
L’idea che mai abbandona i tre musicisti durante questi anni di ricerca è la volontà di raccontare Django Reinhardt non limitandosi all’estetica musicale Manouche, caso che purtroppo spesso si riscontra in pseudo-cloni di Django gitani e non, in cui virtuosismo spurio e ripetizioni fedeli dei soli originali sono l’unico riferimento. La ricerca del Django’s Clan è invece centrata sul linguaggio di Reinhardt, che è il linguaggio del jazz, genere che non si presta per definizione ad accogliere cloni. Il jazz deve raccontare cose sempre nuove, se no contraddice sé stesso. Il linguaggio con cui parlano Tartamella e compagni è dunque quello del caldo e trascinante swing gitano modellato dal grande Django, e questo è il punto di partenza con il quale poi si intersecano altri percorsi musicali, non necessariamente legati a Django, che provengono dal cammino dei tre musicisti.
Il Django’s Clan vuole essere un omaggio a Django, e si propone come una riscoperta di un genere non molto noto fin’ora in Italia, seppur di enorme espressività e valore artistico, un genere che oltretutto ci appartiene, perché nato al di qua dell’Atlantico, e quindi legato al Mediterraneo, tanto che in America, come sostiene lo storico Alain Gerber “non esiste, e non si sarebbe nemmeno potuto inventare”…
Curriculum
Il trio si esibisce da dieci anni nei più importanti clubs e festival Italiani, fra i quali:
“Laurin” (Bolzano)
“Caffè Pedrocchi” (Padova)
“New Orleans” (Roma)
“Teatro instabile” (Crema (CR))
“Jazzbo” (Vicenza)
“Raffl kellerlounge” (Merano (BZ))
“Mantova Jazz” (2003)
“Jazz in Selvagreca”(LO, 2003)
“Second hands” (Milano, edizione del 2003)
“Jazz sotto le stelle” (Offanengo (CR), 2003)
“Bitter Music” (Lanciano (CH), 2004)
“Acoustic guitar international meeting” (Sarzana (SP), 2004)
“San Bonifacio jazz” (S. Bonifacio (VR), 2005)
“La notte dei musei” (Cremona, 2005)
“Klezmer & Gipsy festival” (Pinerolo (TO), 2006)
“Sud Tirolo Jazz festival” (BZ, 2007)
“Keller auditorium” (Wien, 2007) (Come rappresentanti del Jazz Manouche in Italia)
“Dosta festival” (Bolzano, 2010)
“Mantova jazz” (teatro Bibiena, MN, 2010)
Nel 2004 il primo tour fuori dall’Italia, che tocca Zurigo (teatro “Sternenkeller”), Wiesbaden (“Walhalla Theater”), e Stoccarda, dove il gruppo è ospite di concerti organizzati da David Reinhardt, nipote del grande Django. Ogni anno il Django’s clan è invitato a tornare ad esibirsi presso queste località. Nel gennaio 2005 il gruppo si trasferisce qualche giorno a Parigi, approfondendo amicizie e contatti con i musicisti locali, ed esibandosi presso lo “Swan bar” (rue de Montparnasse, Paris).
Dal 2006 il gruppo è ospite fisso mensile del locale “New Orleans” (storico club romano, facente riferimento a Renzo Arbore e Lino Patruno).
Nell’ottobre 2007, si esibisce in veste di rappresentante italiano di musica gipsy in un concerto dal vivo a Vienna organizzato, registrato e mandato in onda dalla radio locale.
Risale al 2005 la pubblicazione del primo album, intitolato “Swing, swing, swing, Django’s clan suona la musica di Fabio Turchetti”, con musiche originali del compositore cremonese.
Nel settembre 2007 termina la registrazione del secondo lavoro in studio del Django’s clan, uscito nell’estate 2008 per la TRJ records e intitolato “La strada del tabacco”. Nello stesso periodo il gruppo è invitato a Monte Porzio Catone (Roma) per partecipare al festival internazionale di musica Manouche, in occasione del quale registra un nuovo album con la partecipazione di Luca Velotti. Viene pubblicato dall Wide sound, con il titolo “Swing from Rome”. Nel 2010 il trio comincia a collaborare con Enrico Comaschi alla chitarra ritmica e con Luca Campioni al violino, diventando quindi un quintetto, che ricalca la formazione originale dell’ Hot club de France di Django Reinhardt. Il 2011 vede l’uscita del quarto album con questa nuova formazione, un live prodotto dalla Sucardrom che riporta la registrazione del concerto tenuto al teatro Bibiena di Mantova nell’ottobre del 2010. All’interno dello stesso festival il gruppo collabora con gli artisti manouche Mandino Reinhardt e Boulou Ferrè.